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Il canto della caduta

Martedì 08.01.2019
– Domenica 13.01.2019
Politeama Rossetti
Artista monfalconese, ma di formazione e carriera internazionale, Marta Cuscunà crea seguendo una poetica e linguaggi originalissimi, esprimendosi attraverso il teatro visuale, sperimentando e costruendo arte sulla base di uno studio meticoloso. Ne risulta un tipo di teatro singolare, raffinato e dalla notevole forza emotiva, premiato in Italia e all’estero, che il pubblico dello Stabile ha appaludito nel 2014 quando Marta Cuscunà ha presentato “La semplicità ingannata” uno spettacolo per attrice e pupazze, tappa della sua importante ricerca sulle “Resistenze femminili in Italia”.
In scena la presenza di diverse tipologie di pupazzi meccanici progettati e realizzati dalla scenografa Paola Villani: lo spettacolo si inserisce in una tradizione di teatro visuale e di figura, che scardina l’immaginario legato a questo settore proprio con la scelta di utilizzare, per la movimentazione, alcune tecnologie, comunemente applicate all’industria. Nell’uso di queste figure e strumentazioni, l’artista cerca «una strada per aprire le porte a un racconto diverso da quello a cui ci hanno assuefatto i telegiornali, in cui la distruzione bellica è talmente esibita ed esposta da risultare ormai inoffensiva. Vorrei cercare di rendere visibile ciò che caratterizza i personaggi del mito e che porta alla nascita dell’ideologia della sopraffazione: il tradimento della natura umana e del proprio ruolo in favore della spada e del profitto individuale».
Lo spettacolo s’ispira al Mito di Fanes, parte della tradizione popolare della minoranza Ladina, che vive nelle valli delle Dolomiti. Il ciclo epico racconta la fine del regno pacifico delle donne e l’avvento della cruenta epoca della spada: è “il canto della caduta nella guerra e nell’orrore”. Dolasilla principessa di Fanes, è costretta dal padre – assetato di potere e ricchezza – a diventare una Tjeduya, una guerriera. La scelta sciagurata causa la conclusione del regno pacifico e matrilineare del suo popolo che finisce quasi per estinguersi nel sangue. Il mito vuole che pochi superstiti bambini e l’anziana regina attendano ancora il tempo della rinascita, nascosti nelle viscere della montagna. Il suggestivo racconto non è estraneo alla nostra cruenta attualità, e conduce Marta Cuscunà a un’approfondita ricerca attraverso l’archeomitologia e le teorie delle studiose Riane Eisler e Marija Gimbutas: così tramite l’antico mito porta alla luce un affresco perduto di come eravamo e di un’auspicabile alternativa sociale per il futuro dell’umanità.
Politeama Rossetti
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