Madama Butterfly
Lunedì 08.04.2019
Museo teatrale Schmidl
Museo teatrale Schmidl
Per il cartellone dei “Lunedì dello Schmidl” è dedicata a «Madama Butterfly» di Giacomo Puccini la quinta tappa di «RACCONTA L’OPERA», il nuovo ciclo di guide all’ascolto delle opere in scena al Teatro Verdi di Trieste. L’appuntamento è per lunedì 8 aprile 2019, con inizio alle ore 18.00 (anziché, come di consueto, alle ore 17.30), presso la Sala Bobi Bazlen al piano terra di Palazzo Gocpevich in Via Rossini, 4.
L’iniziativa si svolge nel segno della consolidata collaborazione tra il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, l’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi” e la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”.
L’opera, nella produzione firmata da Alberto Triola (scene di Emanuele Genuizzi con Stefano Zullio, costumi Sara Marcucci, light designer Stefano Capra ) e nel nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, sarà in scena dal 12 al 20 aprile al “Verdi” di Trieste per la direzione musicale del Maestro croato Nikša Bareza.
Allo “Schmidl” sarà la giornalista Sara Del Sal a raccontare l’opera del compositore toscano, col supporto di esempi musicali, video e con la partecipazione di alcuni artefici dello spettacolo in qualità di ospiti d’onore.
Nel giugno del 1900, dopo aver assistito al Duke of York’s Theatre di Londra alla tragedia in un atto «Madama Butterfly» di David Belasco (a sua volta tratta da un racconto dello scrittore americano John Luther Long), Giacomo Puccini decise di farne il soggetto della sua sesta opera, mettendosi al lavoro nell’anno successivo, dopo essersi documentato minuziosamente sui vari elementi orientali che aveva ritenuto necessario inserire nella composizione e averne fatto partecipi i librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa. In questo venne aiutato da una nota attrice giapponese – Sada Yacco – e dalla moglie dell’ambasciatore nipponico in Italia, dalla quale si fece descrivere usi e costumi del popolo orientale. Il debutto avvenne al Teatro alla Scala la sera del 17 febbraio 1904 affidato alla bacchetta di Cleofonte Campanini, con un cast di assoluto rilievo comprendente il soprano Rosina Storchio all’apice della carriera, il famoso tenore Giovanni Zenatello e il bravo baritono Giuseppe De Luca. Ma, nonostante ciò, l’opera fece un clamoroso fiasco, decritto da Puccini come «un vero linciaggio. Non ascoltarono una nota quei cannibali. Che orrenda orgia di forsennati, briachi d’odio. Ma la mia Butterfly rimane qual è: l’opera più sentita e suggestiva ch’io abbia mai concepito. E avrò la mia rivincita, se la darò in un ambiente meno vasto e meno saturo d’odii e di passioni». Il fiasco spinse l’autore e l’editore Giulio Ricordi a ritirare immediatamente lo spartito, per sottoporre l’opera a un’accurata revisione che, attraverso l’eliminazione di alcuni dettagli e la modifica di alcune scene e situazioni, la rese più agile e proporzionata, impreziosita da una nuova aria per Pinkerton e dalla riscrittura dell’aria del suicidio della protagonista. In questa nuova veste, soltanto tre mesi dopo, l’opera venne accolta entusiasticamente al Teatro Grande di Brescia e, da quel giorno, iniziò la sua seconda fortunata esistenza.
La prima rappresentazione a Trieste si ebbe il 16 ottobre 1909 al Politema Rossetti, con ripresa nella stagione lirica successiva. L’opera fu quindi in scena per la prima volta al Teatro Verdi nell’aprile del 1914. Seguirono diciotto allestimenti al “Rossetti” e diciassette al Verdi, cui si sommano uno al Teatro Fenice (giugno 1918) e tre al Castello di San Giusto (1946, 1952 e 1969).
La storia, ambientata a Nagasaki all’inizio del XX secolo, vede il giovane statunitense ufficiale di marina Pinkerton unirsi in matrimonio con la geisha quindicenne Cho Cho San, che abbandona a un mese dalle nozze e dalla quale avrà un figlio. A distanza di tre anni, informato della paternità dal console Sharpless, Pinkerton ritorna in Giappone per prendere il bambino, accompagnato dalla moglie americana Kate. Messa di fronte all’evidenza dei fatti, l’ingenua e innamoratissima Butterfly, che lo aveva aspettato durante la lunga assenza, forte di un amore ardente e tenace, decide di togliersi la vita con un coltello pervenutole in eredità dal padre. Oppresso dal rimorso per il male fattole, Pinkerton ritorna da Butterfly per chiederle scusa ma è troppo tardi: lei è ormai morta mentre il loro bimbo, bendato, gioca con una bandierina americana, ignaro di tutto.Tra le pagine musicali più famose ricordiamo le arie di Butterfly «Un bel dì vedremo» e «Tu, tu, piccolo iddio», la romanza di Pinkerton «Addio fiorito asil», il duetto «Bimba dagli occhi pieni di malia» e il coro a bocca chiusa del secondo atto, dal quale sono escluse le voci gravi maschili. Da ricordare che l’inno nazionale degli Stati Uniti d’America, presente svariate volte all’interno dell’opera, ai tempi di Puccini era, in realtà, l’inno della Marina e bisognerà attendere il 1932 affinchè, con una risoluzione del congresso, diventi ufficialmente l’inno nazionale statunitense.
L’ingresso alla manifestazione è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Museo teatrale Schmidl